Il dott. Fabrizio Magnolfi è stato fra i primi in Italia a proporre il concetto di ecografia clinica, che consiste nel coniugare i dati clinici del paziente con quelli che derivano dall’indagine ecografica.
Per arrivare ad una diagnosi corretta occorre infatti in via preliminare ascoltare la storia del paziente partendo dal passato per arrivare al presente, cioè ai sintomi per cui si rivolge al medico. Occorre poi interpretare correttamente le indagini di laboratorio e quelle strumentali ( endoscopie, TAC, ecc) che il paziente ha già eseguito.
Quindi bisogna visitare il paziente, non dimenticandosi della semeiotica tradizionale, usando cioè le mani per rilevare quei segni che spesso sono di grande aiuto diagnostico.
Infine si esegue l’ecografia, sapendo già cosa si va a cercare. L’ecografia così diventa solitamente una conferma dell’ipotesi diagnostica che già ci si è fatti.
Una volta effettuata l’ecografia si passa alla stesura del referto e all’orientamento diagnostico complessivo. Dopodiché si parla col paziente, facendolo partecipe del nostro ragionamento clinico e offrendogli alcuni consigli, che possono consistere in ulteriori indagini per approfondimento diagnostico, in indicazioni terapeutiche ( dietetiche o mediante medicinali) o semplicemente in una rassicurazione.
In definitiva l’ecografo è considerato dal dott. Fabrizio Magnolfi una specie di fonendoscopio ad ultrasuoni, cioè un accessorio indispensabile per la visita clinica , avendo comunque ben presente che quando si effettua l’ecografia bisogna usare sia le mani che la testa.